Mi piace usare la mia voce per raccontare storie; chi mi conosce da tempo sa che ho tenuto una trasmissione radiofonica che si chiamava Veleno: una questione di dose, per la mitica FANGORADIO. In questo periodo sto cercando spazi in cui ricercare artisticamente sulle tematiche che mi interessano di più - fiaba, perturbante, meraviglia - ed ho pensato anche di creare uno spazio con la mia voce.
Domani sarà online il primo episodio di Bosco Buio, e sono molto emozionata.
In questo post approfondisco alcune delle tematiche che ascolterai domani, e ti invito ad andare a cercare il podcast su Spotify, digitando Bosco Buio (staccato e con le due iniziali maiuscole) nella sezione podcast. Puoi farlo anche da qui - qui sotto ascolti la sigla in anteprima, e puoi iniziare a seguirmi su Spotify.
Episodio Uno - Il bosco ed il perturbante
Il bosco è il punto di partenza.
Non solo perché è al centro della prima puntata, ma perché rappresenta, da sempre, il luogo in cui le fiabe iniziano a trasformarsi. Bosco Buio, il podcast che da domani prende voce, nasce da anni di studio, lavoro teatrale e pedagogico, e da una lunga frequentazione con l’immaginario fiabesco. È un progetto che intreccia racconto, simbolo e ricerca. Ogni episodio attraversa una figura o un tema, offrendolo all’ascolto in una forma narrativa ma radicata, in equilibrio tra radici e nuvole.
Qui trovi qualche ispirazione in più, a corredo della puntata di domani.
Il bosco come spazio del femminile, del selvatico e dell’inconscio
Nel folklore europeo, il bosco è abitato da spiriti, donne selvatiche, madri ambivalenti, fate e streghe. È un territorio di passaggio ed è anche un grembo simbolico: accoglie, protegge, disorienta. Per la psicologia junghiana, la foresta rappresenta l’inconscio non ancora esplorato, il luogo in cui si incontrano gli archetipi, le figure che non si possono razionalizzare ma solo attraversare.
Il bosco è spesso associato al femminile non addomesticato: la strega nella casa di marzapane, la madre che abbandona a causa della fame, l’eroina che si addentra tra le fronde misteriose. È in questi territori che la fiaba mette in scena i suoi riti di passaggio.
Hansel e Gretel, Cappuccetto Rosso, Baba Yaga e Vassilissa sono tutti racconti in cui il bosco è sia pericolo che possibilità: le bambine e i bambini vi si perdono, ma nel perdersi trovano una nuova forma di sé.
La soglia come passaggio trasformativo
Entrare nel bosco equivale a superare una soglia. La fiaba lo mostra con grande chiarezza: chi è protagonista attraversa una linea – visibile o invisibile – che separa il conosciuto dall’ignoto, l’infanzia dalla trasformazione in età adulta.
María Zambrano ha scritto che ogni vera esperienza filosofica è preceduta da uno stato d’attesa, una soglia da attraversare senza certezze. La soglia è un luogo fragile, ma fertile. È la porta che si apre solo nel momento in cui si accetta di stare nel non sapere.
In molte fiabe, questa soglia non è solo spaziale ma anche interiore: il personaggio entra nel bosco come figlio o figlia, ma ne esce con una nuova identità. È il passaggio iniziatico che permette la crescita, la metamorfosi, la presa di coscienza.
Il perturbante: quando il conosciuto sfuma
Sigmund Freud definisce il perturbante (in tedesco unheimlich) come ciò che, pur essendo familiare, si presenta in forma alterata, suscitando inquietudine. Questo accade spesso nelle fiabe: quando la nonna è il lupo, quando la casa diventa trappola, quando il bambino scopre qualcosa che non dovrebbe conoscere.
Nel saggio che precede quello di Freud, Ernst Jentsch parla del perturbante come effetto di “incertezza percettiva”. Qualcosa non torna, qualcosa ci sfugge.
Nel primo episodio del podcast, affronto questo tema partendo da alcune fiabe classiche e da esempi letterari, come L’uomo della sabbia di Hoffmann. Il perturbante è un modo per nominare la soglia sottile tra senso e smarrimento, tra ordine e irruzione dell’ombra.
Per chi vuole restare nel bosco…
Ecco tre film che proseguono, in altro linguaggio, alcune delle atmosfere e dei temi trattati nella prima puntata:
Picnic at Hanging Rock (1975) –
Un classico del cinema australiano. Una sparizione inspiegabile in mezzo alla natura, tra sogno e sospensione. La frase in inglese che senti nella sigla del podcast è tratta proprio da questo film, uno dei miei preferiti in assoluto.Valerie and Her Week of Wonders (1970) –
Fiaba gotica cecoslovacca, densa di simbolismi, metamorfosi e passaggi legati all’adolescenza.Gretel & Hansel (2020, regia di Oz Perkins) –
Una rilettura visivamente ipnotica della fiaba classica, dove il bosco diventa vero protagonista.
Bibliografia ispiratrice
Cirlot, Juan Eduardo, Dizionario dei simboli, Milano, TEA, 1992
Harrison, Robert Pogue, Foreste. L’ombra della civiltà, Torino, Bollati Boringhieri, 1993
Propp, Vladimir, Le radici storiche dei racconti di fate, Torino, Bollati Boringhieri, 1989
von Franz, Marie-Louise, Le fiabe interpretate, Torino, Bollati Boringhieri, 2022
Bettelheim, Bruno, Il mondo incantato, Milano, Feltrinelli, 1977
Freud, Sigmund, Il perturbante, Torino, Bollati Boringhieri, 1969
Jentsch, Ernst, Sulla psicologia del perturbante, in appendice a Freud, Il perturbante
Hoffmann, E.T.A., L’uomo della sabbia, Milano, Mondadori, 1982
Perrault, Charles, I racconti di Mamma Oca, Milano, Garzanti, 2015
Grimm, Jacob e Wilhelm, Fiabe, Torino, Einaudi, 2012
Chi sono
Mi chiamo Cecilia Lattari, sono attrice, pedagogista teatrale e autrice.
Da anni lavoro nel campo dell’immaginazione, della formazione e della narrazione simbolica.
Mi trovi anche su Instagram: @cecilialattari
Un passo dopo l’altro
Il podcast Bosco Buio è disponibile su Spotify.
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